Prendete la persona più simpatica che conoscete. Poi quella più intelligente. Poi ancora
quella più stupida e infantile. Più generosa. Più matta. Mescolate bene. Ecco, grosso
modo, il protagonista di questa serie. Un po’ Woody Allen, un po’ Holden, un po’
semplicemente se stesso: Vincenzo Malinconico, iconico personaggio nato dalla
penna di Diego De Silva, è un avvocato semi-disoccupato, un marito semi-divorziato,
e soprattutto un grandioso, irresistibile filosofo naturale. Capace di dire cose grosse con l’aria
di sparare fesserie e di affrontare la camorra come l’amore con la stessa piroettante, alogica,
stralunatissima forza, Malinconico ci fa affezionare alle sue vicende sgangherate e irrisolte e ci fa
vedere il mondo attraverso il suo sguardo ironico e autentico, costringendoci a pensare ridendo.
Avvocato d’insuccesso, forse più psicologo che avvocato, Vincenzo Malinconico non raggiunge
mai la piena sufficienza. Il suo portafoglio clienti ha un profilo decisamente leggero, si occupa
di contenziosi non particolarmente impegnativi (sinistri stradali, liti di condominio, separazioni,
recupero crediti non ingenti) e non sempre porta a casa delle vittorie.
C’è solo una cosa che sa fare davvero (e senza che mai nessuno glielo chieda): filosofeggiare.
Vincenzo ha sempre un pensiero in testa. Generalmente, un pensiero fuori tema.
Il precariato professionale di Vincenzo va di pari passo con quello privato: Nives, la sua ex moglie,
affermata psicologa, lo ha lasciato da tempo per sposare un architetto e tuttavia non riesce
a non tradire il nuovo marito con il suo ex. Malinconico vorrebbe ricostituire l’unità familiare ma
viene puntualmente respinto eppure, quando Vincenzo inizierà una relazione con la bella collega
Alessandra Persiano, Nives dimostrerà che non ha nessuna intenzione di farsi da parte.
Vincenzo e Nives hanno due figli: Alfredo (18), e Alagia (22), figlia di un precedente compagno di
Nives. Per via della separazione, Vincenzo coltiva la colpa di non sentirsi un padre all’altezza ma è
una convinzione solo sua, perché sia Alagia sia Alfredo gli sono profondamente legati.
Rassegnato ormai all’ozio delle giornate tutte uguali, Malinconico viene chiamato d’ufficio a
difendere un certo Mimmo ‘O Burzone, squallido macellaio di camorra su cui pende l’accusa
di fare a pezzi cadaveri scomodi e smaltirli con radicata nonchalance. In un primo momento,
Malinconico vorrebbe rifiutarsi di difenderlo, appellandosi a principi deontologici. Poi, convinto
dalla figlia di Burzone, Brooke, che gli ricorda la sua Alagia, accetta l’incarico. Quest’avventura
nei meandri della camorra, a cavallo tra commedia e giallo, darà a Malinconico l’occasione di
conoscere Amodio Tricarico, un surreale tuttofare della malavita che da un momento all’altro si
autoproclama suo braccio destro e non lo lascia più, nella buona e nella cattiva sorte. Ed è proprio
la cattiva sorte a dare il via all’indagine made in Malinconico, la notte in cui Brooke viene trovata
assassinata senza un apparente motivo.